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mare dentro |
simboy
Reg.: 20 Set 2002 Messaggi: 1603 Da: grugliasco (TO)
| Inviato: 26-01-2005 09:59 |
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Ci si innamora di Ramon , è vero , Javier Bardem lascia senza fiato con un sorriso che è un pianto , gli occhi gonfi che dicono di alzarsi in piedi e di andare , così , solo perchè si può fare , solo perchè non ci pensi mai.
Amenabar mi ha regalato altre due ore felici della mia vita , quando Ramon si alza dal letto , per una frazione , solo per un attimo , ho pensato "fa finta davvero..." poi ho capito , quando ha spostato il letto ho capito e ho pianto come un cretino. Penso sia stato il sogno di tutti , ho visto ciò che ho sempre sognato esattamente come l'ho immaginato , e ho ceduto , perchè il volo era una planata , perchè spanzava in basso e sfiorava l'erba , perchè seguiva le valli per sfruttarne le correnti e s'impennava sulle colline per poi tuffarsi in mare.
Un mare dentro.
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Qualunque impressione faccia su di noi , egli è un servo della legge , quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano.
[ Questo messaggio è stato modificato da: simboy il 26-01-2005 alle 10:03 ] |
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sandrix81
Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 17-02-2005 04:52 |
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mmm...
ci sono troppe cose che non convincono, in questo film, per poterne apprezzare appieno i pregi.
Prima fra tutte - importantissima, in un film non di genere - la sceneggiatura: un susseguirsi disarmonico di situazioni create a tavolino per colpire, condite troppo spesso con fastidiosi luoghi comuni e truccate da riflessione acuta sulla vita. Sì, sulla vita; contrariamente a quanto ci si possa aspettare dopo i primi minuti, e con un soggetto del genere, della morte non se ne parla, o comunque se ne parla poco.
Accanto a personaggi solidi e ben costruiti (Ramon, la cognata, forse il personaggio più riuscito, il padre, il fratello), ne troviamo tutta una serie di altri mal caratterizzati (Javier, Julia, il marito di Julia) o addirittura inutili (padre Francisco, Rosa).
In linea di massima comunque il livello contenutistico non è affatto basso, salvo sprofondare nella banalità ogni volta in cui sta per decollare.
La regia si limita ad inquadrare i soggetti in campo, a riprendere i dialoghi, con qualche volo fuori da quella finestra, unica vera via di fuga dai pochi metri quadri che costituiscono praticamente l'unica location, che visto - e apprezzato - il primo, già il secondo fa storcere il naso.
Un film toccante, su questo non c'è dubbio, ma a mio modesto avviso realizzato con poca cura e troppa voglia di cercare la lacrima.
Delude le aspettative pur senza essere affatto un disastro.
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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Schizobis
Reg.: 13 Apr 2006 Messaggi: 1658 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 30-05-2006 10:21 |
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MAR ADENTRO di Alejandro Amenabar (morire per iniziare finalmente a vivere)
“Corri, tu che puoi…”
“Sei tranquillo, sei sempre più tranquillo….immagina un grande schermo…che si allarga…concentrati sul respiro devi lasciarlo andare e venire” come le onde del tuo mare: ecco il grande incipit di questo gioiellino di Amenabar che pone nel potere liberatorio dell’immaginario filmico (e non) una possibile fuga dal male di vivere. Sì perché quella di Ramon Sampedro non è vita, da ventisei anni tetraplegico per un tuffo maldestro in una zona di risacca, da ventisei anni costretto a letto, dipendente in tutto e per tutto, senza intimità, senza dignità.
In questa reclusione forzata il buon Ramon sviluppa una intelligenza e una lucidità spaventose che lo portano serenamente ad invocare la morte, e con essa la libertà da questo ergastolo in orizzontale.
Ramon è talmente determinato in questa sua richiesta da coinvolgere emotivamente tutti quelli che gli stanno accanto: i familiari che nonostante il grande dolore finiscono per parteggiare per lui (ad eccezione del granitico fratello) avvocati e giornalisti, amori veri e presunti (che cadranno all’apparir del vero). Bella la sottolineatura di Amenabar sulla soggettività della scelta (“Io dico che sono io che voglio morire, ma capisco e rispetto gli altri tetraplegici che continuano a soffrire e a vivere”) e sulla mancanza di egoismo che caratterizza i grandi Amori (“Ho capito Ramon, la tua scelta e poiché ti amo ti aiuterò a farlo”). Grandissime acrobazie registiche sulle note della Turandot di Puccini (“Nessun dorma”) e volo immaginario e infinito verso quel grande mare che aveva dato la vita ma poi l’aveva ripresa con gli interessi. Mai retorico (a parte i saluti finali), spesso ironico e pungente (l’autoironia di Ramon sulla sua condizione di paralizzato genera tra le migliori freddure del film), abbastanza duro con certi atteggiamenti sclerotico-gesuitici (“Lei, padre, ha la bocca troppo larga”) che tendono a innescare nei familiari un assurdo senso di colpa e sono lontanissimi dalle lacrime umane e dalla compassione. Che il discorso di Ramon non sia errato ce lo conferma la triste parabola dell’avvocatessa Julia (innamorata, ma fino a che punto? la paura le toglie la libertà di decidere!) che trascorre i suoi giorni senza memoria e senza coscienza (“Chi è Ramon?”). Io credo che, se uno come Ramon mi chiedesse, con questa lucidità e serenità, di farla finita, di aiutarlo a morire, io gli verrei incontro e scioglierei questa pesante gogna che lo tiene ancora crocefisso alla terra. Il tramonto porta con sé il triste presentimento del buio oltre la siepe e l’assurdità che un solo istante possa determinare il destino di una vita. “Domani piove” dice il nonno e il suo presentimento è più di una previsione. Purtroppo.
Amenabar centra perfettamente il tono del racconto e analizza la problematica eutanasica con occhio scientifico e antropologico.Gli attori lo seguono diligentemente, con un cinico e autoironico Javier Bardem (Ramon) tre metri sopra il cielo. Musica scelta accuratamente spaziando tra il classico ( il Fidelio di Beethoven e Cosi fan tutte e Tristano e Isotta di Mozart) e l’autoctono (Negra Sombra di Carlos Nunez).
In fondo, decurtato da ogni orpello emozionale e da ogni eufemismo demagogico, il succo del discorso è molto più semplice di quanto possa sembrare: come Ramon dice a Rosa nel loro primo folgorante incontro, quello di cui un uomo ha bisogno non è la ipocrita compassione, o la pesantezza di un giudizio morale, ma semplicemente il sacrosanto rispetto della sua volontà.
_________________ True love waits... |
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penny68
Reg.: 14 Nov 2005 Messaggi: 3100 Da: palermo (PA)
| Inviato: 30-05-2006 10:49 |
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Un film che mi ha commosso e turbato allo stesso tempo.Il fatto di vivere quotidianamente una situazione analoga molto da vicino e che colpisce i miei affetti più cari,me lo hanno fatto amare tantissimo.Un film da vedere per riflettere sulla forza e il valore dell'autodeterminazione(quale che sia il contenuto)senza falsi moralismi. |
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Schizobis
Reg.: 13 Apr 2006 Messaggi: 1658 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 31-05-2006 08:19 |
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Mare Dentro Mare Dentro
Senza peso nel fondo
Dove si avvera il sogno
Due volontà fanno avere
Un desiderio nell’incontro
Il tuo sguardo, il mio sguardo
Come un’eco che ripete senza parole
Più dentro più dentro
Fino al di là del tutto
Attraverso il sangue e il midollo
Però sempre mi sveglio
E sempre voglio essere morto
Per restare con la mia bocca sempre preso
Nella rete dei tuoi capelli
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Hegel77
Reg.: 20 Gen 2008 Messaggi: 298 Da: Roma (RM)
| Inviato: 15-07-2008 21:50 |
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Concordo con i pareri positivi.
Ma che fine ha fatto Amenabar?
_________________ Dare un senso alla vita può condurre a follie,
ma una vita senza senso è la tortura dell’inquietudine e del vano desiderio |
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